B9. Subiaco - Trevi nel Lazio

La campagna sublacense è coltivata da tempo immemore e fino a qualche decennio fa, il paesaggio agrario si presentava estremamente variegato a seconda della qualità dei terreni, alla loro esposizione, alla vicinanza alle fonti d’acqua e ai sistemi di proprietà che vigevano in zona. Boschi e terreni montagnosi erano sfruttati per il legname, i frutti come le castagne e le ghiande per il pascolo, mentre tra le altre colture diffuse in altura o in piano c’erano i cereali. Le vigne e gli arboreti vitati erano meno frequenti per via dei costi di impianto mentre invece era presente l’olivo in ogni sua forma: pascolato o inframezzato tra le vigne o gli altri alberi da frutto di cui la zona era ricca. Gli orti invece erano collocati in prossimità delle rive dei corsi d’acqua o delle fonti. Tutta l’area però ha subito in tempi recenti un fortissimo spopolamento aggravato dalla vicinanza della città di Roma e questo ha causato nel tempo dissesto idrogeologico e ambientale per l’abbandono delle pratiche agricole. Oggi l’area è parte integrante del Parco dei Monti Simbruini e rappresenta uno scrigno non solo di biodiversità animale e vegetale ma anche di varietà locali di interesse agrario.