Asino dell'Amiata

Adatto a luoghi impervi e scoscesi, l’Asino dell’Amiata si distingue dagli altri della sua per il colore del mantello grigio topo e la caratteristica righe incrociate sul dorso e all’altezza delle spalle. Le zampe mostrano zebrature e le orecchie un’orlatura scura che lo rendono inconfondibile. Il nome deriva dalla zona di origine, individuata nei territori del gruppo montuoso dell’Amiata, in Toscana, quando già nell’Ottocento era distinguibile una popolazione asinina uniforme con le stesse caratteristiche distintive. Alcuni pensano che l’Asino dell’Amiata tragga le proprie origini dall’Asino Romagnolo, nobile razza estinta nel secolo passato, in quanto sembra che alcuni stalloni Romagnoli furono importati sul Monte Amiata per migliorare la razza locale al tempo dei granduchi di Toscana. Le sue caratteristiche principali ci parlano anche di luoghi più lontani: la croce scapolare è tipica dell’asino selvatico africano e la zebratura dell’asino somalo. Sembra che queste due caratteristiche fossero entrambe possedute dall’asino selvatico d’Algeria, esistente fin dal tempo dei Romani. Sobrio, resistente, idoneo allo sfruttamento delle aree marginali, è particolarmente adatto alla soma, il tiro leggero e la sella. Venute meno queste necessità nel mondo agricolo e dei trasporti, l’Asino dell’Amiata ha perso la sua utilità economica. Oggi la sua reintroduzione è legata principalmente a progetti di onoterapia, alla produzione di latte e alle attività di trasporto del legname in luoghi impervi o sottoposti a tutela, impossibili ai mezzi meccanici.  

Presente nei comuni di: Blera, Montefiascone, Onano, Tarquinia, Valentano, Vetralla, Viterbo, Amatrice, Cantalice, Configni, Greccio, Poggio Mirteto, Rocca Sinibalda, Allumiere, Cerveteri, Poli, Segni, Vallinfreda

latte

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